sabato 31 gennaio 2009

Riflessioni su un granello di polvere


Noi riuscimmo a fare questa fotografia (1), e, se tu la guardi, tu vedi un puntino.
Quello è qui! Quella è la nostra casa! Quello è noi!
Su di esso, tutti quelli di cui sei venuto a sapere, ogni essere umano che ci sia mai stato,
tutti hanno vissuto là. L’insieme di tutte le nostre gioie e sofferenze, migliaia di religioni,
ideologie e dottrine economiche, ogni cacciatore e allevatore, ogni eroe e codardo,
ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e contadino, ogni giovane coppia innamorata,
ogni bambino pieno di speranza, ogni madre e padre, ogni inventore ed esploratore,
ogni moralista, ogni politico corrotto, ogni divo, ogni duce supremo,
ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie vissero là,
su un granello di polvere sospeso in un raggio di Sole.

La Terra è un palcoscenico molto piccolo in un’enorme arena cosmica.
Pensa ai fiumi di sangue versati da tutti i generali ed imperatori affinché in gloria e trionfo
loro potessero divenire i padroni momentanei di una frazione di un puntino.
Pensa alle crudeltà senza fine degli abitanti di un angolo del puntino
sugli abitanti di un altro angolo appena distinguibile del puntino.
Così frequenti i loro malintesi, così ansiosi sono di uccidersi l'un l'altro,
così fervente il loro odio.
La nostra presunzione, la nostra immaginata auto-importanza,
la nostra illusione di avere una posizione privilegiata nell'Universo,
sono sfidate da questo puntino di luce pallida.

Il nostro pianeta è una macchiolina solitaria avvolta nel grande buio cosmico.
Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è suggerimento d’aiuto
che verrà da altrove a salvare noi da noi stessi.
Si dice che l'astronomia insegna la modestia
e io aggiungo che è un’esperienza che costruisce il carattere.
Io penso che non c’è forse nessuna migliore dimostrazione
della follia della presunzione umana che questa immagine da lontano
del nostro piccolo mondo.
Secondo me, essa sottolinea la nostra responsabilità
di avere più gentilezza e compassione l'un con l'altro
e di preservare e curare teneramente quel pallido puntino blu,
l'unica casa che noi abbiamo mai conosciuto.

(1) La fotografia sopra riprodotta fu scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1.


Reflections on a Mote of Dust

We succeeded in taking that picture [from deep space], and, if you look at it, you see a dot.
That's here. That's home. That's us.
On it, everyone you ever heard of, every human being who ever lived,
Lived out their lives. The aggregate of all our joys and sufferings, thousands of confident religions,
Ideologies and economic doctrines, every hunter and forager, every hero and coward,
Every creator and destroyer of civilizations, every king and peasant, every young couple in love,
Every hopeful child, every mother and father, every inventor and explorer,
Every teacher of morals, every corrupt politician, every superstar, every supreme leader,
Every saint and sinner in the history of our species, lived there
On a mote of dust, suspended in a sunbeam.

The earth is a very small stage in a vast cosmic arena.
Think of the rivers of blood spilled by all those generals and emperors so that in glory and in triumph
They could become the momentary masters of a fraction of a dot.
Think of the endless cruelties visited by the inhabitants of one corner of the dot
On scarcely distinguishable inhabitants of some other corner of the dot.
How frequent their misunderstandings, how eager they are to kill one another,
How fervent their hatreds.
Our posturings, our imagined self-importance,
The delusion that we have some privileged position in the universe,
Are challenged by this point of pale light.

Our planet is a lonely speck in the great enveloping cosmic dark.
In our obscurity -- in all this vastness -- there is no hint that help
Will come from elsewhere to save us from ourselves.
It is up to us. It's been said that astronomy is a humbling,
And I might add, a character-building experience.
To my mind, there is perhaps no better demonstration
Of the folly of human conceits than this distant image
Of our tiny world.
To me, it underscores our responsibility
To deal more kindly and compassionately with one another
And to preserve and cherish that pale blue dot,
The only home we've ever known.


Devo questo articolo alla cortesia dell’astronomo Bruno Moretti Turri (IK2WQA), che mi ha consentito di riprodurre una pagina del sito SETI ITALIA - Team G. Cocconi, con la sua traduzione delle bellissime parole di Carl Sagan (1934 - 1996) che costituiscono una parte di Reflections on a Mote of Dust (1996), purtroppo non ancora comparso in italiano.

L’autore è stato uno dei più importanti astronomi del XX secolo, astrochimico, divulgatore di astronomia, astrofisica e di scienza in generale, oltre che scrittore di fantascienza. Tra i fondatori dell’esobiologia, la disciplina scientifica che si occupa della ricerca della vita nello spazio, dall'individuazione dei prerequisiti per la sua nascita, ai possibili ambienti per la sua evoluzione e il suo mantenimento, Sagan ha collaborato a dare vita al Progetto SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), dedicato alla ricerca di vita intelligente nell’universo.

Grande interesse merita la sua opera Il Mondo infestato dai demoni - La scienza e il nuovo oscurantismo, (Baldini & Castoldi, Milano, 1997), testo di divulgazione scritto con lo scopo di spiegare l'essenza del metodo scientifico e di incoraggiare al pensiero critico e scettico, il solo sistema per capire, ragionare e riconoscere fra argomenti validi e non validi, per distinguere ciò che è un fenomeno scientifico da ciò che invece è una superstizione, una frode, un credo religioso o una pseudoscienza. Il Mondo infestato dai demoni rappresenta una sorta di testamento spirituale, in cui Sagan mette in guardia l’umanità contro il diffondersi di nuove credenze irrazionali che possono mettere in pericolo la nostra libertà.

mercoledì 28 gennaio 2009

Incarrighiane e maltusiani ad uso de’ liceali




La geometria
Geometria è quella cosa
che si faceva col compasso,
ma oggi, con gran spasso,
si disegna con Cabrì.


L’esagono
È l’esagon la figura
con sei angol e sei lati:
se questi poi son prolungati
piace molto in Israel.


Apollonio e le coniche
Son le coniche quelle curve
ottenute tagliando un cono:
con vari piani lo seziono
di diversa inclinazion.
Costituiscono la famiglia
cerchio, parabola ed ellissi
e l’iperbole, se agissi
con un piano parallelo all’ass.


L’insieme N0
Numeri naturali son quegli enti
che contiamo sulle dita,
senza di lor la nostra vita
sarebbe assai più complicat.
Solo più tardi è stato aggiunto
quel pallin che è lo zero:
per gli antichi era mistero
una cifra valente nient.


L’insieme Z
È l’insiem dei razionali,
con la virgola o le frazioni:
corrispondon alle divisioni
tra numeratore e denominator.
Diversamente dai naturali,
non si contan sulle dita:
si rischierebbe persin la vita
a far frazioni delle falang.


L’insieme Q
È l’insiem dei relativi
che sono numeri con il segno:
una trovata di vero ingegno;
senza segno è ‘l valore assolut.
Sol con essi si può fare
ogni tipo di sottrazione:
era proprio contraddizione
togliere sette da cinque dit.


Il prodotto tra i monomi
Il prodotto tra i monomi
avvien in algebra sovente,
la persona intelligente
in un minuto lo sa far.
Basta il segno stabilire,
moltiplicare i coefficienti
e sommare gli esponenti
della parte letteral.


Relazione
Relazion tra due insiemi
è l’insiem di coppie ordinate
che soddisfano proprietà date:
qui l’amore non c’entra nient.


Lo scarto quadratico medio
Lo scarto quadratico medio
inver non è un enigma,
lo si indica con sigma,
è la radice della varianz.
Misura la dispersione
nei pressi del valore atteso,
così è pure inteso
come deviazione stand.


I mobili
Sono mobili quelle cose
che si muovono secondo leggi:
si misurano con aggeggi
per scoprir che legge è.
Non si devono scambiare
con gli arredi della stanza:
questi invece non han l’usanza
di spostarsi dal paviment.


Conservazione
Conservazion è quella cosa
per la qual, nel sistema isolato,
una grandezza avrai trasformato
ma il suo totale non cambia valor.
In politica è davver gran pregio,
essere per la conservazione,
tutelar Famiglia e Nazione,
contro le trame dei sovversiv.


La balistica
La balistica è la scienza
che studia il moto dei proietti:
se le sue leggi non accetti
rischi di sbagliare mir.


L’accelerazione
Accelerazion è quella cosa
che ci spinge tutti quanti,
sia se andiamo avanti
come pure in retromarc.
È variazion di velocità
che agisce su una massa
quando una forza ell’incassa:
intera o la component.


Lo zero assoluto
Zero assoluto è stato raro
dentro al qual non ci si trastulla
ché nelle molecole diventa nulla
l’agitazione dovuta al calor.
Poiché cessa il disordinato moto
(e si sa che la temperatura
dell’energia cinetica è una misura),
al di sotto non puossi andar.


Il teorema di Bernoulli
In un liquido ideale
tra le molecole non v’è attrito,
non le comprimi con il dito,
tanto meno con un piston.
Nella corrente stazionaria
dentro ogni particella
il totale ognor si livella
d’energia meccanica e di pression.

sabato 24 gennaio 2009

Ferdinando Ingarrica, maestro suo malgrado




Ti saluto, o gentiluomo

Nel 1834 fu dato alle stampe a Napoli l'Opuscolo che contiene la raccolta di cento anacreontiche su di talune scienze, belle arti, virtù, vizj, e diversi altri soggetti, composto per solo uso de' giovanetti, di Ferdinando Ingarrica, giudice del regno borbonico alla Gran Corte criminale nel Palazzo di Giustizia di Salerno. Forse con la stessa penna usata per firmare la condanna di un giacobino, ispirato da una musa ottusa, don Ferdinando scriveva poemetti didascalici come questo:

"L'astronomia"
Stronomia è scienza amena
Che l'uom porta a misurare
Stelle, Sol e'l glob'Lunare,
E a veder che vi è là sù.
Quivi giunto tu scandagli
Ben le Fiaccole del Mondo:
L'armonia di questo tondo
Riserbata a Dio sol' è.

Queste anacreontiche, poi chiamate incarrighiane storpiando il nome dell’autore, sono composizioni in ottonari di comicità inconsapevole, con ardite acrobazie verbali e spesso con l'ultimo verso apocopato. La prima edizione fece ridere tutta Napoli, e il successo del libro provocò il moltiplicarsi di composizioni apocrife; le edizioni successive del libro, non autorizzate, misero addirittura in difficoltà l’Ingarrica con la corte. Pare che la famiglia dell'autore abbia cercato di togliere dalla circolazione il maggior numero possibile di copie dell'Opuscolo, per sottrarre dal ridicolo il loro congiunto.

I commenti dei contemporanei furono davvero spietati (“bestia”, “spropositate poesie”, “conati strani”), ma l’Ingarrica aveva creato un genere di successo suo malgrado:

"Religione"
Religione tu a noi insegni
Come adorasi il Gran Dio;
Ah potessi ognora io
Colla faccia in terra star!
Chi seconda i tuoi precetti
Rasserena mente e core,
Vive ben; né mai timore
Della Morte debbe aver.

"L'ubriaco"L'Ubriaco è l'uom schifoso
Che avvilisce la natura;
Tutto dì la sepoltura
Per Lui aperta se ne sta.
Il far' uso del liquore
Con dovuta temperanza
L'Estro sveglia, e con possanza
Spinge l'Uomo a poetar.

"L'ecclissi"
Ecclissi è quando s'incontra
Fra il Sol' la Lun' sovente
O fra Lun' la Ter' movente
E scuror ne vien qua giù.
Questo fatto sì innocente
Una volta fe’ timore
Si credea che Dio in livore
Stasse colla Umanità.

L’ultima anacreontica era composta da soli quattro versi:

“Il saluto”
Ti saluto, o Gentiluomo,
Per averti rincontrato;
Il tuo piè sia salvato
Dall'intrigo ingannator.

Le anacreontiche incarrighiane erano così popolari in tutto il Regno e, dopo l’unificazione, in tutta l'Italia meridionale, che accadeva che due amici, nell'incontrarsi per strada, si dicessero a vicenda: “Ti saluto, o gentiluomo”. C’era anche chi le sapeva tutte a memoria. Le pseudo-incarrighiane diventarono di moda tra i letterati napoletani, e anacreontiche di vari autori furono aggiunte alle ristampe non autorizzate dell'Opuscolo. Alcune sono talmente fedeli allo spirito di don Ferdinando da sembrare originali:

"Sulla Trinità"
La Trinità significa
Un Dio in tre persone,
Di una intenzione;
Ma di diverse età.
Il Padre col cappello,
Il figlio colle spine,
Lo spirto coll'augello,
O che bella Trinità!

La scuola di don Ferdinando

Una corrente sotterranea lega l’opera dell’Ingarrica, che il rodariano Carmine De Luca ha definito “una sorta di via italiana al nonsense”, a molti prodotti della rima italiana, sia colta che popolare.

Furono sicuramente influenzati dalle anacreontiche incarrighiane i “versi maltusiani” dei futuristi che gravitavano intorno alla rivista Lacerba durante la sua breve vita (1913-1915) e frequentavano il caffè letterario Giubbe Rosse di Firenze. Il nome "maltusiani" faceva riferimento scherzoso alle teorie dell’economista Thomas R. Malthus, sostenitore della necessità della limitazione delle nascite (con la castità): senza rispetto per la verità storica, poiché allora il metodo anticoncezionale più diffuso era il coitus interruptus, le giocose rime maltusiane avevano la peculiarità di terminare con un verso troncato. Il trionfo dei versi maltusiani fu il divertentissimo Almanacco Purgativo del 1914 curato dai lacerbiani. Scrissero versi maltusiani Luciano Folgore (1888-1966), che li diffuse tra gli altri futuristi, Giovanni Papini (1881-1956) e Ardengo Soffici (1879-1964), che dipinse la Composizione con uovo rosso sopra riprodotta.

Padreterno è quella cosa
che ti veglia giorno e notte
ma che poi se ne strafotte
delle tue calamità.
(Luciano Folgore)

Si va al cinematografo
insieme a molta gente,
s’entra, e naturalmente
dopo si deve uscir.
(Anonimo)

La saliera è quella cosa
che ha la forma di un occhiale;
da una parte ci sta il sale
e dall’altra ci sta il pep.
(Anonimo)

Lo stesso procedimento veniva adottato da Ettore Petrolini (1884-1936), che spesso partecipava alle serate organizzate dai futuristi:

È la moglie quella cosa
che per lusso e per vestito
spende il doppio del marito
e si chiama la metà.

E’ l’amore quella cosa
che platonico tu chiami
se la femmina che ami
ti vuol dar soltanto il cuor

Farmacista è quella cosa
se stai bene te ne freghi
viceversa poi lo preghi
se per caso sei malat.

Dopo un oblio di qualche decennio, l’Ingarrica veniva riscoperto e, in parte, rivalutato: Ettore Janni in I poeti minori dell'Ottocento (Rizzoli, Milano, 1958) scriveva “che don Ferdinando non diceva sciocchezze, ma le verità comuni le diceva scioccamente: caricatura, dunque, di non pochi scrittori dello stesso stampo ma che passano per uomini di riguardo.” In quegli anni Paolo De Benedetti, uno dei principali biblisti italiani, direttore editoriale e consulente di molte case editrici, autore di moltissimi limerick, trovava anche il tempo di scrivere versi maltusiani, come questi, del 1957 (ora in Paolo De Benedetti, Nonsense e altro, Milano, Libri Scheiwiller, 2002):

È Milano quel paese
tutto pien di ragionieri
messi a guardia dei forzieri
dove stanno i panettòn.

Riproposti nuovamente dalla rivista elettronica Golem ai tempi della direzione di Stefano Bartezzaghi, negli ultimi anni i versi apocopati di don Ferdinando, di Petrolini e dei maltusiani hanno trovato nuovi seguaci sull’esempio dei suoi redattori:

Internet è quella cosa
che t'appar se ti connetti
e ti piace finché smetti
di rileggere Golèm.
Ma se il server non ti serve
non fai altro che aspettare:
maledici ogni tuo lare
e ai ginocchi scende il lat.
(Stefano Bartezzaghi)

Berlusconi è quella cosa
che ci dà TV ogni sera
poi per non patir galera
organizza Forzital.
(Umberto Eco)

Umberteco è quella cosa
che s'inventa un'abbazia
poi per colpo di pazzia
non ricorda manco il nom.
(Umberto Eco)

L'Ingarrica, accanto a tanti sciagurati librettisti d’opera, è stato il maestro di buona parte della versificazione per canzonette fino ad anni abbastanza recenti. Tullio De Mauro, in un suo saggio sui testi dei cantautori italiani (in Borgna - Dessi, C'era una volta una gatta. I cantautori degli anni '60, Savelli, Roma, 1977), cita ad esempio l’opera di Bixio e Cherubini, che, gli anni Venti del secolo scorso, foggiarono gioielli come la "qual seduzion ognun prova" (Alcova, 1921), oppure "Hanno la chioma bruna, / hanno la febbre in cor. / Chi va a cercar fortuna, / vi troverà l'amor" (nel celeberrimo Tango delle capinere, 1922).

Il fascismo fu una casa accogliente per i versi à la Ingarrica. Le canzonette di regime pullulavano di troncamenti: in Giovinezza “Non v'è povero quartiere / che non mandi le sue schiere, / che non spieghi le bandiere / del fascismo redentor”.

Gli anni Cinquanta furono caratterizzati da quella che, nel 1952, Alberto Cavaliere (l'autore dell’indimenticabile Chimica in versi) denunciò come la "inflazione di cuor e amor". Nilla Pizzi mieteva successi con versi come “Se il vento scuote e fa tremar / le siepi in fiore, / poi torna lieve a carezzar / con tanto amore! / E tu, che spesso fai soffrir / tormenti e pene, / sussurrami baciandomi / che m'ami ancor...” (L’edera, D’Acquisto-Seracini, 1958). I ritmi delle canzoni americane e i testi degli chansonnier francesi rimasero a lungo un fenomeno limitato, e avrebbero dato frutti in Italia solo a partire dagli anni ’60. Ma, accanto ai primi cantautori, ai primi complessini beat, ancora mieteva successi la canzone tradizionale di Luciano Tajoli, Claudio Villa e dei loro epigoni, in cui è possibile riconoscere gli ultimi influssi di don Ferdinando nella cultura popolare.

venerdì 23 gennaio 2009

L'ultima poesia di James Clerk Maxwell



Molti conoscono James Clerk Maxwell (1831-1879) per le sue eleganti equazioni che descrivono il campo elettromagnetico o per le sue idee innovative sulla teoria cinetica dei gas e la termodinamica. Pochi invece sanno che Maxwell era anche un poeta, dilettante ma ispirato. Grande amante della poesia britannica, sapeva a memoria molte ballate e poesie inglesi e scozzesi. Di questo aspetto mi sono occupato in un precedente articolo sulle citazioni e le parodie letterarie degli uomini di scienza.

La storia del suo ultimo componimento poetico merita un approfondimento. Maxwell scrisse la Paradoxical Ode durante i suoi ultimi mesi di vita, nel 1878. Si tratta di un’opera enigmatica, che contiene vari riferimenti alla topologia, la cosmologia e l’evoluzione. La poesia riflette infatti i più profondi pensieri dello scienziato in merito al rapporto tra scienza e religione, tra scelta e caso, tra morte ed eternità.

La Paradoxical Ode fu composta per un amico intimo, l’altro fisico e matematico scozzese Peter Guthrie Tait (1831-1901), noto tra l’altro per aver scritto il ponderoso Trattato di filosofia naturale assieme a William Thompson, lord Kelvin. Maxwell e Tait si conoscevano sin dai tempi della scuola a Edimburgo. Nel 1867 Tait aveva dimostrato nel suo laboratorio la mutua relazione degli anelli di fumo, scoperta che a Kelvin ispirò la teoria degli atomi vortice, formati da un'onda intrecciata in un nodo chiuso. Annodandosi in maniere più o meno complicate, le onde darebbero origine ai diversi tipi di atomi, con differenti proprietà. Le molecole deriverebbero dall'unione dei nodi. La teoria fu presto falsificata, ma contribuì alla nascita della teoria dei nodi, la branca della topologia che si occupa delle curve chiuse intrecciate nello spazio, con applicazioni in fisica subatomica, chimica molecolare e biologia. Quando Maxwell scriveva la sua Ode, Tait si stava occupando della classificazione dei nodi.

L’Ode si ispira al dramma in versi Prometeo liberato composto nel 1820 dal poeta romantico Percy Bysshe Shelley. Fu pubblicata nella biografia di Maxwell scritta nel 1882 da Lewis Campbell e William Garnett. La riporto qui sotto, con la mia zoppicante traduzione. Le parole in grassetto fanno riferimento alle note.


To Hermann Stoffkraft, Ph.D.
A PARADOXICAL ODE
After Shelley

I
My soul’s an
amphicheiral knotUpon a liquid vortex wrought
By Intellect in the Unseen residing,
While thou dost like a convict sit
With marlinspike untwisting it
Only to find my knottiness abiding;
Since all the tools for my untying
In four-dimensioned space are lying,
Where playful fancy intersperses
Whole avenues of universes;
Where Klein and Clifford fill the void
With one unbounded, finite homaloid,
Whereby the Infinite is hopelessly destroyed.

II
But when thy Science lifts her pinions
In Speculation’s wild dominions,
I treasure every dictum thou emittest;
While down the stream of Evolution
We drift, and look for no solution
But that of the survival of the fittest.
Till in that twilight of the gods
When earth and sun are frozen clods,
When, all its energy degraded,
Matter in æther shall have faded,
We, that is, all the work we’ve done,
As waves in æther, shall for ever run
In swift-expanding spheres, through heavens
beyond the sun.

III
Great Principle of all we see,
Thou endless Continuity!
By thee are all our angles gently rounded;
Our misfits are by thee adjusted,
And as I still in thee have trusted,
So let my methods never be confounded!
O never may direct Creation
Break in upon my contemplation,
Still may the causal chain, ascending,
Appear unbroken and unending,
And, where that chain is lost to sight
Let viewless fancies guide my darkling flight
Through Æon haunted worlds, in order infinite.
dp/ dt


Al dottor Hermann Stoffkraft
UN’ODE PARADOSSALE
al modo di Shelley

I
La mia anima è un nodo riflessibile,
allacciato su un vortice liquido
dall’Intelletto che abita l’Invisibile,
mentre tu siedi come un collegiale
con un attrezzo intento a scioglierlo,
solo per trovare la mia nodità costante;
perché tutti gli attrezzi per slegarmi
giacciono nello spazio quadridimensionale
dove sparge giocosa l’immaginazione
interi viali di universi,
dove Klein e Clifford riempiono il vuoto
con uno sciolto, finito, spazio piano,
dove l’infinito è distrutto senza speranza.

II
Ma quando la tua scienza leva le sue ali
nei selvaggi domini della Speculazione,
faccio tesoro di ogni tua sentenza;
quando lungo il flusso dell’Evoluzione
siamo condotti e non troviamo soluzione
se non la sopravvivenza del più adatto.
Fino a che il quel crepuscolo degli déi
quando la Terra e il Sole sono zolle gelate,
quando, tutta la sua energia degradata,
la Materia nell’Etere sarà svanita,
noi, cioè, tutto il nostro lavoro fatto,
come onde nell’Etere, per sempre correrà
in sfere in rapida espansione, attraverso
i cieli al di là del Sole.

III
Grande Principio di tutto ciò che vediamo,
tu Continuità senza fine!
Da te tutti i nostri angoli sono delicatamente smussati,
i nostri errori da te riparati,
e, poiché in te ho sempre creduto,
fa’ che mai i miei metodi siano confusi!
O, che mai possa la Creazione diretta
intervenire nella mia contemplazione,
possa la catena delle cause, salendo,
apparire senza soluzione e senza fine.
E, laddove quella catena è persa alla vista,
che gli spiriti invisibili guidino il mio cieco volo
attraverso mondi abitati dall’Eone, infiniti in successione.
dp/ dt

NOTE:

Amphicheiral knot/nodo riflessibile: un nodo è riflessibile (o anfichirale) se può essere sovrapposto alla sua immagine su uno specchio piano.

Liquid vortex/vortice liquido: è chiaro il riferimento alla teoria di Lord Kelvin degli atomi vortice.

Unseen/Invisibile: si tratta del primo di molti riferimenti al testo The Unseen Universe, pubblicato da Tait assieme all’altro fisico scozzese Balfour Stewart nel 1875. Nell’opera essi affermavano che i miracoli e la fede nell’Aldilà sono compatibili con la scienza moderna, invocando un “Principio di Continuità” per il quale le idee umane, condizionate dal reale, possono svilupparsi verso l’incondizionato, l’assoluto. Il libro era una risposta alle posizioni razionaliste del fisico irlandese John Tyndall, che l’anno precedente aveva dichiarato che le idee religiose devono essere sottoposte al vaglio della scienza.

Marlinspike/attrezzo: Nell’Inghilterra vittoriana i collegiali erano puniti con il compito sgradevole di recuperare la canapa dalle funi logore e incatramate. I marinai utilizzavano un attrezzo appuntito chiamato marlinspike (caviglia) per sfilacciare la corda, i collegiali dovevano farlo a mano.

Knottiness/nodità: Maxwell si paragona a un nodo intrecciato che aspira ad essere sciolto. Dalla corrispondenza tra Tait e Maxwell si sa che quest’ultimo era coinvolto nella nascente teoria dei nodi, sebbene non abbia pubblicato alcun articolo sull’argomento. Fu Maxwell ad informare Tait dell’attività di Johann Benedikt Listing, un allievo di Gauss che aveva inventato il termine “topologia” nel 1848 e aveva intrapreso lo studio delle proprietà dei nodi.

Four-dimensioned space/spazio quadridimensionale: L’Ottocento aveva già visto la nascita delle geometrie non-euclidee, della topologia e l’elaborazione teorica di spazi con più di tre dimensioni.

Klein and Clifford: Felix Klein aveva dimostrato pochi anni prima della data di composizione dell’Ode che qualsiasi nodo può essere sciolto in uno spazio quadridimensionale. William K. Clifford aveva ferocemente criticato il libro di Tait e Stewart da posizioni dichiaratamente atee. Egli era affascinato dall’idea di un universo non euclideo. Lo stesso Clifford aveva coniato il termine “omaloide” per indicare uno spazio a curvatura zero in qualsiasi numero di dimensioni.

Homaloid/spazio piano: Rubo la definizione al grande fisico e fisiologo tedesco Hermann von Helmholtz, che scrisse che quando la "misura di curvatura dello spazio ha dappertutto un valore nullo, un tale spazio soddisfa dappertutto gli assiomi di Euclide. In questo caso lo possiamo chiamare spazio piano (omaloide), per distinguerlo da altri spazi costruibili analiticamente, che si potrebbero chiamare curvi perché la loro misura di curvatura è diversa da zero"

Infinite/Infinito: Maxwell contrappone lo spazio di Clifford, finito perché creazione umana, all’Infinito, cioè a Dio. Maxwell era credente e più di una volta aveva sostenuto la tesi che scienza e religione costituiscono due dimensioni separate. In una bozza della lettera di risposta che intendeva inviare al Victoria Institute, un’associazione che intendeva riconciliare la scienza e il cristianesimo, scrisse “Penso che si debbano considerare i risultati ai quali perviene ciascuna persona nei suoi tentativi di armonizzare la sua scienza con il suo cristianesimo come aventi significato solo per la persona stessa (…) e non debbano ricevere nessun sigillo sociale”.

Survival of the fittest/sopravvivenza del più adatto: Il fondamentale lavoro di Charles Darwin On the Origin of Species through Natural Selection (L’origine delle specie) era stato pubblicato nel 1859. Risultato accessibile anche ai non specialisti, suscitò un grande interesse e accese polemiche. Ebbe in pochi anni numerose edizioni, rivedute dall’autore per rispondere alle critiche nel frattempo mossegli. Nell’edizione del 1871, la sesta, Darwin adottò il concetto di “sopravvivenza del più adatto”, che era stato introdotto dal filosofo ed economista Herbert Spencer, il quale aveva usato la frase "selezione naturale, o la sopravvivenza del più adatto" nel suo lavoro Social Statistic del 1851, dunque prima della pubblicazione dell’opera di Darwin.

Energy degraded/energia degradata: Il secondo principio della termodinamica e il concetto correlato di degradazione dell’energia erano stati formulati, in varie forme e da vari autori, tra cui Kelvin e Tait, proprio in quel periodo.

Waves in æther/onde nell’Etere: L'etere era l'ipotetico mezzo attraverso il quale si pensava si propagassero le onde elettromagnetiche. Nel 1862, esponendo la sua teoria generale dell'elettromagnetismo, Maxwell formulò l'ipotesi che la luce sia formata da onde elettromagnetiche. Tale ipotesi presupponeva l'etere come mezzo in perfetta quiete nell'universo, avente il ruolo di sistema di riferimento privilegiato rispetto al quale le radiazioni elettromagnetiche si devono propagare con velocità c costante. L’idea di etere fu abbandonata solo agli inizi del Novecento.

Continuity/Continuità: Il riferimento è al “Principio di Continuità” teorizzato da Tait e Stewart in The Unseen Universe.

Angles rounded/angoli (…) smussati: un’anticipazione dell’auto-similarità dei frattali? Ad ogni iterazione dell’algoritmo che li genera, la figura sembra arrotondare i suoi spigoli.

dp/dt: James Clerk Maxwell (JCM), su suggerimento di Tait, firmava spesso le sue lettere agli amici col rapporto differenziale dp/dt, contenuto nella formulazione di Tait della seconda legge della termodinamica: dp/dt=JCM. Nel gruppo di fisici di Cambridge Kelvin (Thompson) era T, Tait era T’, l’avversario Tyndall era T’’ (cioè uno scienziato di secondo ordine), Clausius era C, Hamilton era H e Helmoltz H2
.

L’Ode è dedicata al dottor Hermann Stoffkraft, che in realtà è un personaggio fittizio. Si tratta infatti del protagonista di Paradoxical Philosophy, il libro pubblicato in quello stesso 1878 da Tait e Stewart come seguito di Unseen Universe. Stoffkraft rappresenta i razionalisti che avevano criticato la visione cristiana del primo libro dei due fisici, ma alla fine viene convinto della correttezza delle posizioni dei credenti. A lui si rivolge Maxwell nella poesia.

Le riflessioni di Maxwell sulla religione e sull’aldilà non furono un esercizio erudito. Il grande fisico soffriva di un tumore addominale diagnosticatogli da pochi mesi e sapeva di aver poco da vivere. La Paradoxical Ode fu la sua ultima composizione poetica. Morì nel novembre 1879, all’età di soli 48 anni.

martedì 20 gennaio 2009

Persone




Horror
Peli di gatto, capelli, polvere e pagliuzze
s’accumulano tra le piastrelle, nelle viuzze;
sotto i mobili e il letto, mossi dal vento,
bioccoli grigiastri, a dieci, a cento.
Di notte fan capolino i centopiedi,
correndo rasente i muri e tra gli arredi;
metropoli d’acari quasi dappertutto,
cadaveri di mosche, ragni vestiti a lutto.
T’aggiri in uno scenario da sgomento,
più horror d’un film di Dario Argento:
quando ogni barlume di civiltà è spento
è giunta l’ora che scopi il pavimento.


L’odioso
Incubo d’ogni studente di geologia,
che lo temeva al pari d’una spia,
glabro, scialbo, dietro spessi occhiali,
si riteneva il dio di rocce e minerali.
Il suo carattere pedante, indisponente,
lo rese inviso al corpo docente,
che riuscì, con l’appoggio del rettore,
a inviarlo per ricerche all’Equatore.
Risalendo una parete, un giorno cupo,
uno dei portatori cadde nel dirupo:
“È scivolato su quel sasso, professore,
giù per trenta metri, che orrore!”
Rivolto all’assistente con disprezzo,
mostrò com’è l’uomo tutto d’un pezzo:
“Un sasso, che sasso, che cosa dite,
ovviamente si tratta di diorite”.


Il guru
Una ricca signora radical-chic,
infatuata per la cultura orientale,
ricoperta la casa di batik,
andò da un maestro spirituale.
Dovendo ricevere degli invitati,
si rivolse all’inturbantato
per sapere se il riso basmati
andava bene col pollo stufato.
Chiesta anche quale essenza
si adattava a quella evenienza,
il guru esplose: “Sterco seccato!”
maledicendola India/volato.
Per colpa di una perfetta idiota,
benché apparisse molto devota,
riprese da capo, Visnù lo perdoni,
il ciclo delle reincarnazioni.


Odori
Fra gli odori è assai criticato
quello del pelo di cane bagnato.
Ma la cosa è relativa:
in un’afosa giornata estiva
il cane non suda, lo fa tuo cognato,
e, avvertendo il lezzo di ascelle,
rivaluti certo il leccascodelle.


Declino di una dinastia
Un protettore di ragazze di vita
per la qualità della merce largita,
per l’ammontare dell’IVA evasa,
diventò Fornitore della Real Casa.


Parabola
Riteneva un arrivista che il vero piacere
deriva dal maneggio di soldi e potere.
Tralasciò lo sviluppo delle conoscenze
convinto che contano buone aderenze
(di gruppo, partito, chiesa, consorteria,
persino il Rotary e la Massoneria).
Siccome quella fame non è mai finita
non disdegnò affari con la malavita.
I suoi intrallazzi in una casa di cura
suscitarono l’interesse della Procura:
andato in galera, finì sodomizzato,
con rito scozzese, antico e accettato.


Giustizia divina?
Gli angeli del cielo sono a consulto
per affrontare l’imprevista situazione:
Lucifero è tornato per un indulto,
o il reato è caduto in prescrizione?
Sbuca inatteso, tra gli spiriti celesti,
un avvocato con piglio trionfale,
in vita legale di politici disonesti,
ora al soldo del Principe del Male:
“Infine giustizia per il mio assistito!
Vi esporrò le sue imminenti mosse:
devon pagare per il complotto ordito
il Giudice trino e le sue toghe rosse”.


Ipocrisie
Un barracuda in un’intervista
illustra la sua visione animalista,
spiegando convincente agli esseri umani
il bello d’essere vegetariani.
Gli fa eco un grosso tafano,
appena reduce da un deretano,
che afferma convincente che conviene
il rispetto delle norme d’igiene.
Conclude un politico assai stimato
separato più volte, già divorziato,
che a tutti devoto e convincente consiglia
il rispetto dei valori della famiglia.


Dopo il cenone
C’è un piacere privato e particolare,
dopo il pranzo di Natale o Ferragosto,
mentre i grandi sono a conversare,
salir ratti sulle sedie, di nascosto,
a mangiare mezza fetta d’antipasto,
a svuotare i bicchieri del vino rimasto.
Il gusto della sfida lascia inebriato,
non quei sorsetti d’alcool annacquato.


I passeggini
Le mamme di oggi scelgono bar piccolini
per bere un caffè di fianco ai passeggini;
al mercato occupano la via più affollata
per fare insieme una lunga chiacchierata;
le aiuti per un gradino: neanche un saluto,
sono madri di famiglia, tutto è dovuto.
Che speranza avere in una generazione
spinta nel domani dalla maleducazione?


Oceano mare
Il libro di Baricco fu un successone,
ma che commerciale fosse l’operazione
era chiaro sul risvolto, al centro:
“Consumare di preferenza entro
(vedi data sul retro della confezione)”

lunedì 19 gennaio 2009

Coleridge e la geometria


Scriveva il 31 marzo 1791 dal Christ’s Hospital il diciottenne Samuel Taylor Colerige (1772 – 1834) al fratello George:
“Sono sempre stato sorpreso che la Matematica, la quintessenza del Vero, abbia trovato così pochi e tiepidi ammiratori. Un’assidua riflessione e un’analisi minuziosa hanno alla fine rivelato la causa, e cioè, che mentre la Ragione è celebrata, l’Immaginazione soffre la fame; mentre la Ragione è lussureggiante nel suo proprio Paradiso, l’Immaginazione viaggia stancamente in un arido deserto. Assistere la Ragione con lo stimolo dell’Immaginazione è lo scopo dell’opera che segue. Nella sua realizzazione molto può essere discutibile. Il verso, particolarmente nell’introduzione dell’Ode, può essere accusato di libertà ingiustificate, ma si tratta di libertà tanto omogenee con l’esattezza della disquisizione matematica quanto con l’audacia del pindarico ardire. Ho tre validi campioni per difendermi dagli attacchi della Critica: la Novità, la Difficoltà e l’Utilità del Lavoro. Posso giustamente vantarmi di essere il primo che ha tratto la Ninfa Mathesis dalla caverne visionarie dell’Idea Astratta e l’ha spinta ad unirsi con Armonia. Ti presento il primogenito di questa Unione; in verità con motivazione interessata, perché mi aspetto di ricevere in risposta il frutto più prezioso della tua Musa.
Per sempre Tuo”
S. T. C.

UN PROBLEMA MATEMATICO

Questo è adesso, questo era il primo.
La prima impresa, il primo problema.

I
Su una data linea finita,
che mai si deve inclinare,
disegnare un Tri-
A, N, G, O, L, O
equilatero.
Ora, che AB
sia il segmento
che mai si deve inclinare.
Il grande Matematico (1)
fa questa Richiesta:
che si disegni un Equi-
latero Tri-
angolo su di esso:
ci aiuti la Ragione, ci aiuti l’Ingegno!

II
Dal centro A, con raggio AB
traccia il cerchio BCD.
Con raggio BA da B il centro,
per tracciare il cerchio ACE arditamente osa
(il Terzo Postulato controlla). (2)
E dal punto C
in cui i cerchi fanno un putiferio,
tagliandosi e secandosi uno con l’altro,
invita le rette a un bel viaggetto:
CA, CB quelle linee mostreranno,
ai punti che da A e B sono riconosciuti,
per il secondo Postulato (3)
la cui autorità riconosci.
ABC
trionfante sarà
un Triangolo Equilatero,
su cui né Pietro Pindaro (4) avrà da ridire, né Zoilo (5) potrà contestare.

III
Siccome A è il centro
del cerchio BCD
e poiché B è il centro
del cerchio ACE,
AC e AB, BC e BA
armoniosamente uguali per sempre devono stare;
Allora CA e BC
entrambi prolungheranno la mano gentile
verso la base, AB,
ambiziosamente uniti nella Banda dell’Eguaglianza.
Ma agli stessi poteri, quando due poteri sono uguali,
la mia mente insegna la conseguenza;
la mia mente indica qualche impulso celestiale
e uguaglia uno all’altro.
Così CA con BC conclude la stessa sicura alleanza
che CA e CB avevano prima con AB
E in mutua promessa,
senza tentativi di volare
uno sopra l’altro,
gli unanimi tre
CA e BC e AB
sono tutti uguali, ciascuno al suo fratello,
conservando l’equilibrio di potere così vero.
Ah! Lo stesso facesse l’orgoglioso Re Autocrate!
Per tutte le tasse incombenti Albione non tremerebbe,
né la Prussia combatterebbe per celare la sua paura,
né l’Uomo disceso da Maometto,
il Grande Mussulmano,
macchierebbe il Divano (6)
con l’urina che fluisce dolce, figlia dello Spavento!

IV
Ma tieni a freno il tuo stallone, Simbolo troppo audace!
Curverebbero gli Imperi la linea scientifica?
O con i capelli arruffati tutti correrebbero folli
per la gioia che il che il tuo compito è ultimato?
Perché esso è fatto, la causa dibattuta!
E la Proporzione, Signora Gentile,
che dolcemente chiese il severo aiuto della Dimostrazione,
ha provato la sua ragione, e ABC
di angoli tre,
si è visto essere di lato uguale,
e ora il nostro annoiato destriero può infine restare,
alzato su AB, la linea retta, la linea data.

NOTE

(1) Coleridge si riferisce a Euclide.

(2) Il terzo postulato di Euclide afferma che dato un punto e una lunghezza, è possibile descrivere un cerchio.

(3) Per il secondo postulato di Euclide si può prolungare un segmento oltre i due punti indefinitamente

(4) Peter Pindar era lo pseudonimo di John Wolcot (1738-1819), uno studioso che acquisì una certa fama alla fine del Settecento per la sua abilità di poeta umoristico.

(5) Zoilo era un critico greco celebre per il suo accanimento nel censurare Omero. A lui ci riferisce per designare un critico modesto e invidioso.

(6) Si tratta di un gioco scherzoso basato sull’omonimia tra la parola che indica il sofà e quella (con la stessa etimologia) che rappresenta l’amministrazione dell’Impero Ottomano.


Nella lettera e nella poesia, Coleridge, il fondatore del Romanticismo inglese, dà una veste poetica ad uno stereotipo dell'immagine della matematica al di fuori della comunità dei matematici: la matematica è per definizione la Verità, ma, purtroppo, è una disciplina arida, fondata su un ragionamento privo di fantasia, cui non necessita l’immaginazione. In realtà chi si è cimentato nella ricerca matematica può valutare la scarsa rispondenza di questa rappresentazione alla reale natura della disciplina. Questo atteggiamento di diffidenza verso la capacità immaginativa della scienza mutò tuttavia in età matura: richiesto sul perché frequentasse dei corsi di chimica, il poeta rispose che voleva arricchire il suo bagaglio di metafore! Sul reciproco scambio di metafore tra scienza e poesia converrà ritornare un’altra volta, magari a partire dal sogno che avrebbe ispirato al chimico tedesco Kekulé l’idea della struttura del benzene.

Non ho trovato una traduzione italiana della poesia del giovane Coleridge, per cui ho dovuto intraprendere la traduzione senza essere un esperto. Anch’io come lui confido in tre validi campioni per difendermi dagli attacchi della Critica: la Novità, la Difficoltà e l’Utilità del Lavoro, sperando che altri lo migliorino. Per loro riporto l’originale:

A MATHEMATICAL PROBLEM

This is now--this was erst,
Proposition the first--and Problem the first.

I
On a given finite Line
Which must no way incline;
To describe an equi—
--lateral Tri—
--A, N, G, L, E.
Now let A. B.
Be the given line
Which must no way incline;
The great Mathematician
Makes this Requisition,
That we describe an Equi—
--lateral Tri—
--angle on it:
Aid us, Reason--aid us, Wit!


II
From the centre A. at the distance A. B.
Describe the circle B. C. D.
At the distance B. A. from B. the centre
The round A. C. E. to describe boldly venture.
(Third Postulate see.)
And from the point C.
In which the circles make a pother
Cutting and slashing one another,
Bid the straight lines a journeying go,
C. A., C. B. those lines will show.
To the points, which by A. B. are reckon'd,
And postulate the second
For Authority ye know.
A. B. C.
Triumphant shall be
An Equilateral Triangle,
Not Peter Pindar carp, not Zoilus can wrangle.



III
Because the point A. is the centre
Of the circular B. C. D.
And because the point B. is the centre
Of the circular A. C. E.
A. C. to A. B. and B. C. to B. A.
Harmoniously equal for ever must stay;
Then C. A. and B. C.
Both extend the kind hand
To the basis, A. B.
Unambitiously join'd in Equality's Band.
But to the same powers, when two powers are equal,
My mind forbodes the sequel;
My mind does some celestial impulse teach,
And equalises each to each.
Thus C. A. with B. C. strikes the same sure alliance,
That C. A. and B. C. had with A. B. before;
And in mutual affiance,
None attempting to soar
Above another,
The unanimous three
C. A. and B. C. and A. B.
All are equal, each to his brother,
Preserving the balance of power so true:
Ah! the like would the proud Autocratorix do!
At taxes impending not Britain would tremble,
Nor Prussia struggle her fear to dissemble;
Nor the Mah'met-sprung Wight,
The great Mussulman
Would stain his Divan
With Urine the soft-flowing daughter of Fright.

IV
But rein your stallion in, too daring Nine!
Should Empires bloat the scientific line?
Or with dishevell'd hair all madly do ye run
For transport that your task is done?
For done it is--the cause is tried!
And Proposition, gentle Maid,
Who soothly ask'd stern Demonstration's aid,
Has prov'd her right, and A. B. C.
Of Angles three
Is shown to be of equal side;
And now our weary steed to rest in fine,
'Tis rais'd upon A. B. the straight, the given line.

giovedì 15 gennaio 2009

Scienza e poesia, e via citando


Le grandi spire hanno piccole spire

Nel 1920 il fisico e matematico inglese Lewis F. Richardson (1881-1953), che si occupò di fisica applicata alla meteorologia e di matematica computazionale, mise come epigrafe e sintesi al suo articolo The supply of energy from and to Atmospheric Eddies (“L’apporto di energia da e verso i vortici atmosferici”) la seguente quartina, il cui ritmo ricorda le filastrocche per i bambini (nursery rhymes):

Big whorls have little whorls
That feed on their velocity,
And little whorls have lesser whorls
And so on to viscosity.


Le grandi spire hanno piccole spire
che si cibano della loro velocità,
e le piccole spire hanno più piccole spire
e così di seguito, fino alla viscosità.

Questa poesiola, che si riferisce simpaticamente alla natura frattale della turbolenza, ha in realtà illustri precedenti. Si tratta infatti di una parodia della parafrasi che Augustus De Morgan (ancora un grande matematico e logico!) aveva a sua volta fatto dell’originale quartina sulle pulci di Jonathan Swift (1667-1745). La quartina di Swift (da Poetry, a Rhapsody) così recitava:

So, naturalists observe, a flea
Has smaller fleas that on him prey;
And these have smaller still to bite 'em;
And so proceed ad infinitum.


Così una pulce, i naturalisti concordano,
di pulci più piccole che la predano è il sito;
e queste ne hanno di più piccole che le mordono;
e così si va avanti all’infinito.

E quella di De Morgan (da A Budget of Paradoxes, pubblicato postumo nel 1872, ma scritto tra il 1861 e il 1864):

Great fleas have little fleas upon their backs to bite 'em,
And little fleas have lesser fleas, and so ad infinitum.
And the great fleas themselves, in turn, have greater fleas to go on;
While these again have greater still, and greater still, and so on.


Le grandi pulci portano piccole pulci che le mordono con appetito,
e le pulci piccole hanno pulci più piccole, e così all’infinito.
E le stesse grandi pulci, a loro volta, hanno pulci più grandi per campare;
mentre queste ne hanno di ancor più grandi, e più grandi, e via andare.

Canta il corpo rigido

Come si sa, un corpo rigido è, in fisica, un modello ideale di corpo esteso, utilizzato per studiare le leggi della meccanica nel caso in cui non sia verosimile l’approssimazione al punto materiale. Un corpo rigido è indeformabile: le distanze tra i suoi punti non cambiano nel tempo.

Rigid Body Sings è il titolo della più famosa delle poesie dello scozzese James Clerk Maxwell (1831-1879), uno dei più grandi fisici dell’Ottocento. Della sua attività di valido poeta dilettante, cultore di canzoni popolari, poco conosciuta in Italia, parlerò in un prossimo articolo. In realtà il corpo rigido della fisica c’entra poco con il contenuto della poesia, tuttavia questa è la sua opera più famosa. Pare che Maxwell usasse cantarla accompagnandosi con la chitarra:

Gin a body meet a body
Flyin' thro the air,
Gin a body hit a body,
Will it fly? And where?
Ilka impact has its measure
Ne'er a' ane hae I
Yet a' the lads they measure me,
Or, at least, they try.

Gin a body meet a body
Altogether free,
How they travel afterwards
We do not always see.
Ilka problem has its method
By analytics high;
For me, I ken na ane o' them,
But what the waur am I?


Se un corpo incontra un corpo
volando in mezzo all’aria,
se un corpo urta un corpo
Volerà? E dove?
Ogni impatto ha la sua misura,
io non ne ho mai avuto uno,
eppure le donne loro mi misurano,
o, almeno, ci provano.

Se un corpo incontra un corpo,
tutti insieme in libertà,
come viaggiano in seguito
non sempre lo si vedrà.
Ogni problema ha il suo metodo
secondo le analitiche altezze;
io, io non ne conosco alcuno,
ma come sono sfortunato!

La poesia è sottotitolata In Memory of Edward Wilson, Who Repented of What Was In His Mind to Write after Section (“In memoria di Edward Wilson, che si pentì di ciò che aveva in mente di scrivere dopo la riunione”) e sembra una presa in giro dei problemi con il gentil sesso di un collega della sezione di fisica e matematica della British Association. La stranezza di molti dei termini usati è dovuta al fatto che la lingua è l’inglese degli scozzesi, lo Scots (ad esempio gin = if; ilka = each; ken = know).

La parodia poetica è una passione di molti scienziati anglosassoni, e anche Rigid Body Sings lo è. Maxwell si riferisce infatti alla celeberrima Comin’ thro’ the Rye del poeta scozzese Robert Burns (1759-1796), il “poeta contadino”, le cui strofe centrali recitano:

Gin a body meet a body
Comin thro' the rye,
Gin a body kiss a body,
Need a body cry?


Se una persona incontra una persona
che arriva attraverso la segale,
se una persona bacia una persona,
deve una persona piangere?

Le rime di Robert Burns non hanno ispirato solo Maxwell. Il titolo originale del famoso e stupendo romanzo “Il giovane Holden” di Jerome D. Salinger è The catcher in the rye e allude alla storpiatura che il protagonista opera in uno dei passaggi fondamentali del romanzo (capitolo XXII), quando la saggia sorellina Phoebe lo interroga su che cosa vuol fare da grande:

“Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzi che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto il ricevitore nella segale (the catcher in the rye) e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia”.

sabato 10 gennaio 2009

Stramberie poetiche attorno al pi greco



Poesia mnemotecnica: π come struttura

I primi componimenti in versi basati sul pi greco sono stati scritti con lo scopo di aiutare la memorizzazione delle sue cifre decimali: esemplare è quello in inglese inviato da un certo F.S.R. alla rivista scientifica Nature nel 1905. Ogni parola è composta da un numero di lettere corrispondente alle varie cifre, fino alla trentunesima:

Sir, I send a rhyme excelling (314159)
In sacred truth and rigid spelling (265358)
Numerical sprites elucidate (979)
For me the lecture’s dull weight (323846)
If Nature gain not yoo complain (264338)
Tho Dr. Johson fulminate (3279)

L’astrofisico Sir James Jeans (1877-1946) compose invece queste simpatiche frasi, basate sulle prime 24 cifre:

How I want to drink, alcoholic of course,
after the heavy chapters involving quantum mechanics.
All of thy Geometry, Herr Planck, is fairly hard.

Poesie con intenti mnemotecnici sono presenti in moltissime lingue, come in questo bel esempio francese, rimasto anonimo (alla cifra zero corrispondono parole di 10 lettere):

Que j'aime à faire apprendre ce nombre utile aux sages! (31415926535)
Immortel Archimède, artiste ingénieur, (8979)
Qui de ton jugement peut priser la valeur? (32384626)
Pour moi, ton problème eut de pareils avantages. (43383279)
Jadis, mystérieux, un problème bloquait (50288)
Tout l'admirable procédé, l'œuvre grandiose (4197169)
Que Pythagore découvrit aux anciens Grecs. (399375)
O quadrature ! Vieux tourment du philosophe (105829)
Insoluble rondeur, trop longtemps vous avez (974944)
Défié Pythagore et ses imitateurs. (59230)
Comment intégrer l'espace plan circulaire? (781640)
Former un triangle auquel il équivaudra? (628620)
Nouvelle invention : Archimède inscrira (8998)
Dedans un hexagone ; appréciera son aire (628034)
Fonction du rayon. Pas trop ne s'y tiendra: (825342117)
Dédoublera chaque élément antérieur; (0679)
Toujours de l'orbe calculée approchera; (821480)
Définira limite ; enfin, l'arc, le limiteur (8651328)
De cet inquiétant cercle, ennemi trop rebelle (2306647)
Professeur, enseignez son problème avec zèle (093844)

Un componimento spagnolo, basato sulle prime 20 cifre di π, è altrettanto degno di menzione:

Soy y seré a todos definible
mi nombre tengo que daro
cociente diametral siempre inmedible
soy de los redondos aros.

Gli esempi italiani non raggiungono simili livelli, risultando assai fiacchi. Il migliore mi sembra il seguente:

"Non è dato a tutti ricordare il numero aureo del sommo filosofo Archimede. Certuni sostengon che si può ricordare tale numero, ma questi poi non recitano che un centone insensato".

Un altro componimento è limitato alle prime 14 cifre, con l’espediente di utilizzare una parola di quattordici lettere per le due cifre 1 e 4:

Tre imperfettibile è degno archetipo di quella serie che svela, volgendo circolare, mirabil relazione

Questo, anonimo, colmo di retorica patriottarda, potrebbe essere stato scritto negli anni Trenta:

Ave o Roma
o Madre gagliarda di latine virtù
che tanto luminoso splendore
prodiga spargesti con la tua saggezza.

Nel campo della poesia sperimentale, l’americano Michael Keith ha scritto nel 1995 un’inarrivabile "Cadaeic cadenza", dal titolo Near a Raven, in cui il numero di lettere di ciascuna parola rappresenta le cifre di pi greco fino al decimale 740 (anche qui allo 0 corrisponde una parola di dieci lettere). L’eccentrico componimento, vero capolavoro del genere, è basato sul racconto The Raven (Il corvo) di Edgar Allan Poe, di cui segue fin dove è possibile il soggetto, il tono e lo schema. La lezione oulipiana è esplicitamente richiamata dall’autore nel commento alla poesia.

Poe, E. (3,1)
Near a Raven (415)
Midnights so dreary, tired and weary. (926535)
Silently pondering volumes extolling all by-now obsolete lore. (897932384)
During my rather long nap - the weirdest tap! (62643383)
An ominous vibrating sound disturbing my chamber's antedoor. (27950288)
"This", I whispered quietly, "I ignore". (419716)
Perfectly, the intellect remembers: the ghostly fires, a glittering ember. (9399375105)
Inflamed by lightning's outbursts, (749445)
Windows cast penumbras upon this floor. (8209)
Sorrowful, as one mistreated, unhappy thoughts I heeded: (92307816)
That inimitable lesson in elegance - Lenore - (406286)
Is delighting, exciting...nevermore. (2089)


Il cadae

Il cadae è una forma di poesia sperimentale con struttura matematica affine al fib. Mentre quest’ultimo è basato sulla serie di Fibonacci, il cadae è basato sulle cifre del pi greco, che definiscono il numero di sillabe di ciascuna riga. La parola cadae è infatti l’equivalente alfabetico delle prime cinque cifre di π: 3,1415. Ecco un esempio dell’americano Mike Rollins:

The Storm
Flash, Rumble
(3)
Rain (1)
Awesome thunder (4)
Wind (1)
The wind will plunder (5)
As did the pirates from on yonder (9)
Raid, fall (2)
Damn! My ship is sinking (6)
The water stinging (5)
Quivering (3)
The storm moves onward (5)
I'm tired, I'm cold, I sink, I die. (8)

La lingua inglese, che possiede sillabe molto più lunghe delle nostre, favorisce questo genere di componimenti.


Riflessioni poetiche: π come argomento

La poetessa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, ha dedicato nel 1976 un poema al pi greco (Liczba Pi), che cito per la sua bellezza anche se non ha una struttura matematica. L’uso magistrale delle cifre decimali poste tra le frasi ha un effetto incantatorio:

Il grande pi greco

Degno di meraviglia è il numero pi greco
tre virgola uno quattro uno.
Le sue cifre seguenti sono ancora tutte iniziali,
cinque nove due, perché non ha mai fine.
Non si fa abbracciare sei cinque tre cinque con lo sguardo,
otto nove con il calcolo,
sette nove con l’immaginazione,
e neppure tre due tre otto per scherzo, o per paragone
quattro sei con qualsiasi cosa
due sei quattro tre al mondo.
Il più lungo serpente terrestre dopo una dozzina di metri s’interrompe.
Così pure, anche se un po’ più tardi, fanno i serpenti delle favole.
La fila delle cifre che compongono il numero Pi greco
non si ferma al margine del foglio,
riesce a proseguire sul tavolo, nell’aria,
su per il muro, il ramo, il nido, le nuvole, diritto nel cielo,
per tutto il cielo atmosferico e stratosferico.
Oh come è corta, quasi quanto quella di un topo, la coda della cometa!
Quanto è debole il raggio di una stella, che s’incurva nello spazio!
Ed ecco invece due tre quindici trecento diciannove
il mio numero di telefono il tuo numero di camicia
l’anno mille novecento settanta tre sesto piano
numero di abitanti sessanta cinque centesimi
giro dei fianchi due dita una sciarada e una cifra,
in cui vola vola e canta, mio usignolo
e si prega di mantenere la calma,
e così il cielo e la terra passeranno,
ma il Pi greco no, quello no,
lui sempre col suo bravo ancora cinque,
un non qualsiasi otto,
un non ultimo sette,
stimolando, oh sì, stimolando la pigra eternità
a durare.
(traduzione di Alessandra Czeczott)

L’incursione di Vittorio Gassman in veste di poeta nel campo di π è stata sfortunata. La sua poesia presenta alcuni errori concettuali:

Pi greco
C'è un punto

del centro del cerchio
che misura
in pi greco
la propria immutabile distanza
dai punti che lo circondano.
Se la vita fosse un cerchio

questo disagio sarebbe
una misura

Non esiste un "punto del centro", che è il centro stesso. E il centro non misura in pi greco la sua distanza dai punti che lo circondano (che immagino essere quelli posti sulla circonferenza) poiché il pi greco è il risultato di un rapporto che vede coinvolti circonferenza e raggio. L'immutabile distanza a cui l’autore fa riferimento dovrebbe essere proprio quest’ultimo.


Poesia umoristica

In ambienti scolastici e accademici il pi greco non poteva sfuggire alla poesia umoristica, che nel mondo anglofono si esprime volentieri nella forma del limerick. Ne mostro un paio, nel mio adattamento:

'Tis a favorite project of mine
A new value of pi to assign.
I would fix it at 3
For it's simpler, you see,
Than 3 point 1 4 1 5 9


Ci sono tentando con mille prove:
assegnare al π qualità nuove.
Io lo fisserei a 3,
che è più semplice per me
di 3 virgola 1 4 1 5 9 …
(anonimo)

There once was a number named pi
Who frequently liked to get high.
All he did every day
Was sit in his room and play
With his imaginary friend named i.

C’era una volta il numero greco detto pi
che sognava di diventar grande ogni dì.
Ma non faceva che stare
nella sua stanza a giocare
col suo amico immaginario di nome i.
(Eve Anderson)


Le mie scelleratezze

Essendo il pi greco una delle pochissime forme di trascendenza che mi concedo (le altre si chiamano e, phi, ecc.), anch’io mi sono cimentato nella composizione di versi basati su questo numero. Si tratta di cadae, basati sul doppio senso e forniti delle due chiavi di lettura nel titolo, tutti di argomento fisico-matematico.

Ora d’aria (Pi greco)
Dal raggio
tu
percorrevi
il
giro esterno:
ti fece un doppio rapporto
il boss

Il pranoterapeuta francese (La pressione)
Metodo?
È
il solito:
lui,
Pascal, comprime
la superficie, normale, no?

Crisi emorroidaria (Azione e reazione)
Fu quando
mi
fui seduto
che
la riconobbi:
era la forza a me contraria.

La lettera di licenziamento (Onde sismiche)
Sussulta
P
quando giunge;
S
trema, oscilla.
La solita superficiale
è R.

Fine del boss (Equilibrio instabile)
Viveva
a
Bari centro,
e
piombò a terra
uscendo da base sicura.

I giurati di Cannes (Forza × spostamento)
Videro
la
proiezione,
ma
valeva punto,
uno zero: che lavoro nullo!

venerdì 9 gennaio 2009

Cinque fib fisici


Nato negli Stati Uniti da pochi anni come evoluzione dell’haiku, il fib è un componimento poetico la cui struttura si basa sulla serie numerica di Fibonacci (da cui il nome). Così si ottengono poesie strettamente vincolate nel numero di sillabe per riga (1 – 1 – 2 – 3 – 5 – 8 – 13 – 21 – 34 - ecc.), anche se la loro lunghezza può variare per quanto riguarda il numero di righe (solitamente sei, con un totale di venti sillabe, oppure sette, con trentatré sillabe).

Uno dei suoi primi cultori è stato il californiano Gregory K., sceneggiatore, illustratore e poeta, che pubblica su internet operine come:

One
Small,
Precise,
Poetic,
Spiraling mixture:
Math plus poetry yields the Fib.

Una
piccola,
precisa,
poetica,
mescolanza spiraliforme:
la matematica più la poesia dà il fib

Nel suo piccolo, il fib è l’esempio di come il rapporto tra matematica e letteratura sia meno casuale di quanto comunemente si pensi. La matematica può essere oggetto di letteratura (e di poesia in particolare per ciò che qui ci interessa), ma può anche fornire la struttura del componimento, secondo processi a volte intricati.

Piergiorgio Odifreddi, in un suo saggio del 1995 (Metodi matematici della letteratura) ha analizzato opere basate su permutazioni o combinazioni di elementi, sull'analisi combinatoria e la teoria dei grafi, sui diagrammi di flusso, sulle simmetrie (come le opere basate sui palindromi), e su moltissime altre strutture stabilite da restrizioni di volta in volta diverse. Si tratta di una letteratura giocosa e allo stesso tempo rigorosa, che trae il proprio fascino proprio dalle limitazioni che l'autore si impone. La peculiarità di queste forme è la loro potenzialità, la loro struttura "virtuale" che autorizza con un minimo di elementi un numero vertiginoso di composizioni derivate. Per questo si parla, a proposito di queste opere, di letteratura potenziale.

Esempi tipici di opere a struttura matematica sono: L'amore assoluto di Alfred Jarry, che ammette tre diverse letture interpretative simultanee; Locus solus di Raymond Roussel, generato mediante un procedimento di successive trasformazioni sintattiche di una frase; La donna del tenente francese di John Fowles, a finali multipli; Il gioco del mondo (Rayuela) di Julio Cortazar, che ammette due percorsi di lettura alternativi; Centomila miliardi di poemi di Raymond Queneau, basati sul calcolo combinatorio (con il risultato di ottenere 1014 sonetti diversi); La vita: istruzioni per l'uso di Georges Perec, basata su 42 quadrati greco-latini e un percorso di un'intera scacchiera 10 per 10 mediante la mossa del cavallo.

Un'intera corrente letteraria, che va dall'Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle) francese all'Oplepo (Opificio di Letteratura Potenziale) italiano, ha addirittura assunto la realizzazione di opere a struttura dichiaratamente matematica come sua poetica: ad esso aderito autori come Queneau, Perec e Calvino, ed alcune delle sue produzioni sono raccolte nel volume La letteratura potenziale (Clueb, 1985), attribuito collettivamente all'Oulipo.

Propongo alla vostra attenzione cinque miei fib sulle forze fondamentali: poesiole di struttura matematica e argomento fisico. Mi sono divertito a congegnare per ciascuno una doppia chiave di lettura, un po’ come se fossero degli indovinelli o delle crittografie. Non essendo questo un blog di passatempi enigmistici, il titolo fornisce direttamente le due chiavi.

L’incesto (Interazione elettromagnetica)
Lo
sai,
caro
amore:
la differenza
attira l’uno all’altra,
ci separa ciò che abbiamo in comune.

Agorafobia (Interazione forte)
È
una
forza
crudele
che ci trattiene
in un piccolo locale
all’interno di un complesso edificio.

Ti amo (Interazione debole)
Da
giù
a su.
Pacata,
nel tuo piccolo,
trasformi la mia natura
dandomi carica e nuovi sapori.

Dallo spacciatore (Interazione gravitazionale)
Ti
ho
vista
andare
verso il centro
attirata da qualcosa
che accelerava il tuo precipitare.

Nell’attesa del boom borsistico (Interazione di Higgs)
Ma
tu
ci sei?
Esisti?
Rotto lo specchio,
potremo mai ricomporlo,
osservando la massa degli intermediari?

giovedì 8 gennaio 2009

Biografie dementi di uomini eminenti


Jacques de La Palice
Monsieur de la Lapalice
fumava papier-maïs:
poco prima d’esser morto
era ancora vivo, col fiato corto.

Jean-Paul Marat
Jean-Paul Marat,
sul lido di Cap Ferrat,
fu ammonito dai compagni
perché prendeva troppi bagni.

Costantino I
L’imperatore Costantino
ebbe un segno divino:
prima di Ponte Milvio
gli apparve in cielo Silvio.

Giordano Bruno
Giordano Bruno
non lo scorda nessuno:
diventò combustibile
per la sua prosa illeggibile.

René Magritte
René Magritte,
ad un concerto beat,
abbordò due tipe:
“Ceci n’est pas une pipe”.

Francesco Giuseppe d’Austria
Il vecchio Cecco Beppe
troppo tardi lo seppe:
invece che con il Kaiser
era meglio andare all’Auser.

Jack Kerouac
Jack Kerouac
sui monti Adirondack
con vezzo un po’ dada
la fece, sulla strada.

Hermann Hesse
Hermann Hesse
pare che mantenesse,
nascosto nelle sue terre,
il fratellastro, Hermann Herre.

Blaise Pascal
Blaise Pascal
consumava del mescal,
così la fede, cosa complessa,
divenne solo una scommessa.

Carlo Martello
Carlo Martello,
degli arabi il flagello.
Più che per Poitiers
è ricordato per De André.

Samuel Beckett
Samuel Beckett,
giocava a cricket
quando fu avvisato
che Godot era arrivato.

Giuseppe Garibaldi
Giuseppe Garibaldi
amava i ritmi caldi,
ma non ballava la samba
perché ferito a una gamba.

Tutmosi III
Il terzo Tutmosi
soffriva d’alitosi.
Inaugurò la tradizione
di star lontani dal Faraone.

Alberto Moravia
Alberto Moravia
pedalando sul Gavia
pensò: “Porco boia,
era meglio la noia”.

Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi
ballava fino a tardi:
andava fuori di testa
la sera del dì di festa.

Bruno Vespa
Bruno Vespa,
con la carta crespa,
modellò un bel bidet
per la faccia di Crepet.

Toni Negri
Toni Negri
teneva tutti allegri:
a Padova o in campagna
metteva il passamontagna.

Neil Armstrong
Neil Armstrong per l’omonimia
aveva una vera e propria allergia.
Disse “Per mia gran fortuna
sono il primo uomo sulla Luna:
NON scrivete sulla mia tomba
che suonavo la tromba,
e, poiché NON sono Lance,
che ho vinto il Tour de France.”

Luciano Berio
Luciano Berio
verso il climaterio
pensò che fosse giusto
accompagnare Fred Bongusto.

Umberto Eco
Umberto Eco
guardava di sbieco
la profusione
di… puntini di sospensione.

Umberto Galimberti
Umberto Galimberti
diffidò della techné
quando ruppe il meccano,
ad anni quarantatre.

Pier Giorgio Odifreddi
Pier Giorgio Odifreddi
non si chiama Teddy,
è logico.
È logico.

Ernesto Galli della Loggia
Ernesto Galli della Loggia
veste abiti di gran foggia.
Ben scritte, sono assai pagate
anche le grandi cazzate.

Sandro Bondi
Sandro Bondi:
come l'Eroe dei due mondi.
Ma a lui s'è rotto il disco:
obbedisco, obbedisco, obbedisco...

Antonio Socci
Antonio Socci
tentò mille approcci,
ma non sortirono storie
con le veggenti di Medjugorje.

Gianni Baget Bozzo
Don Gianni Baget Bozzo
fece a tutti un predicozzo
con ragionamento .nt.ll.g.nt.
m. n.n s. c.p.v. pr.pr.. n..nt.

Antonino Zichichi
Zichichi, persona seria:
un difetto di materia
con i suoi esperimenti
scoprì nei non credenti.

Magdi Allam
Magdi Allam
litigò sopra un tram
perché il conducente
non andava a Occidente.

Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri
Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri,
studiosa stimata, non da ieri.
Fu un caso eccezionale
il suo Codice Fiscale.

Gianni Vattimo
Un fine teorico del pensiero debole
aveva un’usanza assai deplorevole.
Diceva a ogni attimo
“Ma io sono Vattimo!”
per spiegare la sua opinione mutevole.

Massimo Cacciari (epitaffio ancora in vita)
ALL’INCLITO SINDACO MASSIMO CACCIARI,
CHE LASCIÒ STUDI E VFFICI VNIVERSITARI
PER OCCVPARSI DI VENEZIA E MOSE
LA PATRIA FILOSOFICA, RICONOSCENTE, POSE.

Veltroni, un dilemma filosofico
È l’eterno dubbio tra accidente e sostanza:
esiste Veltroni se lo chiudo in una stanza?
Esiste come pensiero in sé,
indipendente da me e te,
o è solo un Walter di rappresentanza?

Giulio Giorello
Un noto filosofo chiamato Giorello
era indeciso tra Chianti e Brunello.
Per risolver l’aporia
bevve entrambi, e così sia,
l’epistemenologo Giulio Giorello.

Le biografie umoristiche di E. Clerihew Bentley



Ho già parlato in un altro articolo del clerihew e del suo inventore, Edmund Clerihew Bentley.
Fu G. K. Chesterton, il creatore di Padre Brown, amico e compagno di studi di Bentley, a rendere popolare il genere. Chesterton, che illustrò personalmente nel 1905 Biography for Beginners, il primo libro di versi umoristici di Clerihew Bentley, definì queste quartine “una forma severa e signorile di verso libero”. Il libro era composto da 40 poesiole illustrate, compresa un’avvertenza iniziale. Eccone due esempi. Il primo è dedicato all’architetto Christopher Wren, che progettò la cattedrale di San Paolo a Londra:

Sir Christopher Wren
Said, “I am going to dine with some men.
If anyone calls
Say I am designing St. Paul’s.”

Sir Christopher Wren
disse “Sto per cenare con lesso e cren.
Se mi cercano, poco male,
dite che sto progettando la cattedrale”.

Un poco irregolare è il secondo, che ci riguarda da vicino:

The people of Spain think Cervantes
Equal to half-a-dozen Dantes;
An opinion resented most bitterly
By the people of Italy.

Gli Spagnoli pensano che Cervantes
valga quanto una mezza dozzina di Dante,
un’opinione giudicata assai male
dal popolo dello Stivale.

Il primo uso in una pubblicazione a stampa del termine clerihew risale al 1928, poco prima dell’uscita della seconda (1929) e della terza (1939) raccolta. Anche Chesterton si cimentò con i clerihew, con buoni risultati:

Richard Brinsley Sheridan
Is now a buried one.
He was not a Goth, much less a Vandal,
As he proved by writing The School for Scandal.

Richard Brinsley Sheridan
ora è in una tomba gelida.
Non era un Goto, ancor meno un Vandalo:
lo provò scrivendo “La scuola dello scandalo”

martedì 6 gennaio 2009

Animali




La chiocciola
Una chiocciola sbava sul muro
con il suo camper naturale.
Il tragitto è assai duro
tra i cancelli, sul crinale.
Procede con moto costante,
cioè, in pratica, sempre quello;
il suo proposito delirante:
due ore, da cancello a cancello.

La lucciola
Il destino della lucciola è degno di lamento:
a lei la luce serve per il corteggiamento,
come se i maschi umani, per far l’amore,
girassero con una torcia accesa nel posteriore.

Il lombrico
Il lombrico
è un fico.
Liberatelo dalla lenza:
un bisessuale fa tendenza.

La cernia
La cernia nuota lenta e maestosa
tra le acque della costa rocciosa;
la grande bocca è circondata
da labbra spesse, di misura esagerata.
Cernia, cernia, con quei labbroni
quante ne hai fatte di infiltrazioni?

Il balanoglosso
Un invertebrato marino è il balanoglosso,
che vive nel fango, da Cadice al Mar Rosso.
Ha la forma d’un verme lungo una spanna,
ma il suo nome è una sicura condanna.
Se glosso vuol dir “lingua”, dice il grecista,
gli guardi la testa, lo vedi a prima vista,
che balano, la prima parte del nome,
indica il “glande”, in una sua accezione.
Sappi balanoglosso, se ti può consolare,
che ci son tanti balanocefali fuori dal mare.

La cavallina dorma
Dai Pascolo il silenzio era già alto.
Sussurravano i picciotti del Rio Salto.
Erano i cavalli nella stalla indifferenti
agli urli della vecchia, ai suoi lamenti.
Pensava quella pazza di far parlare
una cavallina che voleva riposare,
fingendo di non sapere, la madame,
che un equino d’onore non fa l’infame.

Il Panda gigante (e i fratelli Kaczynski)
Il panda gigante
è un caso interessante.
Questo orsetto si fa beffe
del WWF:
incurante del tasso di mortalità,
di due gemelli ne alleva la metà.
Per questo era visto con acrimonia
in Polonia.

La puzzola
La puzzola è un mustelide speciale
che sprigiona un odore infernale,
in grado di scacciare l’aggressore
anche se è un grosso predatore.
Un mio amico (non è che io condivida)
vuole introdurne nel prato di Pontida.

Rettili lungo il Nilo
Dicon del coccodrillo che, a riva risalito,
divorata la preda, pianga contrito.
L’aspide, al contrario,
morso un avversario,
non s’è sentito che sia serpentito.

Il criceto
Criceto nella granaglia:
si rallegra, canaglia!
Se ne infischia,
non osa, poi rischia,
morde una lenticchia,
rallenta, rosicchia,
si ferma, tossicchia,
cincischia, nicchia,
riprende, la picchia,
la schiva, la schiaccia;
piaccia o non piaccia,
ci pigia la faccia,
ci finge una caccia,
l’addenta, la trita,
la inghiotte tutta,
si stiracchia, rutta,
sputacchia,
s’inginocchia
per fare la cacca.

Poi s’accoppia,
mette su famiglia,
genera, figlia,
(suocera, nuora),
si riposa, lavora,
gioisce, s’abbacchia,
patisce, ridacchia,
subisce, s’incacchia,
t’ignora, t’adocchia,
è sveglio, sonnecchia,
si gratta un’orecchia,
succhia, si macchia,
invecchia, vivacchia,
s’ammala, sudacchia,
s’aggrava, schiatta,
si raccatta, si getta via.

È degno di poesia?
Sia come sia,
la sua storia è la mia.


lunedì 5 gennaio 2009

Le mie traduzioni di Ogden Nash


Alcune di queste traduzioni sono state pubblicate nell'estate 2007 nella rubrica Lessico e nuvole di Stefano Bartezzaghi su Repubblica.


Reflection on Babies
A bit of talcum
Is always walcum.


Riflessione sui neonati
Di talco un pochetto
è sempre bene accetto.


The Parent
Children aren’t happy with nothing to ignore,
And that’s what parents were created for.


Il genitore
I figli sono infelici senza domande da fare,
perciò si pensò che i genitori era meglio creare.


Samson Agonistes
I test my bath before I sit,
And I’m always moved to wonderment
That what chills the finger not a bit
Is so frigid upon the fundament.

In bagno
Prima di sedermi tocco il sedile
e son sempre colto da stupore
che ciò che al dito non sembra ostile
è così gelato per il posteriore.


Song of the Open Road
I think that I shall never see
A billboard as lovely as a tree.
Perhaps unless the billboards fall,
I'll never see a tree at all.


Canzone della strada
Penso che mai potrò osservare
un cartellone bello come un filare.
E, se i cartelloni non cadranno giù,
un albero non lo vedrò proprio più.


Requiem
There was a young belle of old Natchez
Whose garments were always in patchez.
When comment arose
On the state of her clothes,
She drawled, When Ah itchetz, Ah scratchez!


Requiem
C’era una giovane bellona di Vercelli
i cui abiti erano sempre a brandelli.
Quando commenti furono uditi
sullo stato dei suoi vestiti,
strascicò: “Quando mi caricano, sfracelli!”


A jolly young fellow from Yuma
A jolly young fellow from Yuma
Told an elephant joke to a puma;
Now his skeleton lies
Beneath hot western skies -
the puma had no sense of huma.

Il simpaticone di Yuma
Un candido simpaticone di Yuma
raccontò la burla di un elefante a un puma;
ora il suo scheletro è steso
all’Ovest, sotto un cielo acceso:
il puma non aveva il senso dell’huma.


Lather as You Go
Beneath this slab
John Brown is stowed.
He watched the ads
And not the road.


Ricorda tu che passi
Sotto questa pietra tombale
riposa John Nevada.
Guardava la pubblicità stradale
e non la strada.


The Jellyfish
Who wants my jellyfish?
I’m not sellyfish!


La medusa
Chi vuole il mio celenterato?
Non sono celenteressato!


The Fly
The Lord in His wisdom made the fly,
And then forgot to tell us why.


I ditteri
Dio nella sua saggezza creò mosca e moscone,
ma dimenticò di dirci con quale intenzione.


The Turtle
The turtle lives twixt plated decks
Which practically conceal its sex.
I think it clever of the turtle
In such a fix to be so fertile.


La tartaruga
La tartaruga vive tra piastre così dappresso
che praticamente rinchiudono il suo sesso.
Penso che sia davvero scienza
esser così fertile in tale contingenza.


The Ant
The ant has made himself illustrious
Through constant industry industrious.
So what?
Would you be calm and placid,
If you were full of formic acid?

La formica
La formica ha reso se stessa famosa
attraverso una costante attività laboriosa.
E allora?
Saresti calmo e placido
se fossi pieno di formico acido?


The Wasp
The wasp and all his numerous family
I look upon as a major calamity.
He throws open his nest with prodigality,
But I distrust his waspitality.


La vespa
La vespa e la sua numerosa comunità
le considero una grande calamità.
Offre il suo nido con prodigalità,
ma non mi fido della sua vespitalità.


The Lion
Oh, weep for Mr. ad Mrs. Bryan!
He was eaten by a lion;
following which, the lion’s lioness
up and swallowed Bryan’s Bryaness.

Il leone
Oh, piangiamo i coniugi Carbone!
Lui fu divorato da un leone;
poi si alzò del leone la leonessa
che sbranò di Carbone la Carbonessa.


The porcupine
Any hound a porcupine nudges
can’t be blamed for harboring grudges.
I know one hound that laughed all winter
at a porcupine that sat on a splinter.

Il porcospino
Ogni cane che un porcospino ha ferito
non si può biasimare se poi è risentito.
So di un cane che tutto l’inverno ha riso
per un porcospino che su una scheggia si è assiso.


The praying mantis
From whence arrived the praying mantis?
From outer space, or lost Atlantis?
Glimpse the grin, green metal mug
at masks the pseudo-saintly bug,
orthopterous, also carnivorous,
and faintly whisper, Lord deliver us..

La mantide religiosa
Da dove giunse la mantide religiosa?
Dallo spazio siderale, da Atlantide misteriosa?
Guardate il ghigno, il grugno verde-peridoto
che indossa l’insetto pseudo-devoto,
ortottero, carnivoro vieppiù,
e sussurrate: “Dio, liberaci tu”.


The shrimp
A shrimp who sought his lady shrimp
Could catch no glimpse,
Not even a glimp.
At times, translucence
Is rather a nuisance.


Il gamberetto
Un gamberetto che cercava la sua gamberetta
non ne vedeva la siluetta,
neanche una virgoletta.
A volte essere trasparente
è proprio un inconveniente.


The termite
Some primal termite knocked on wood
And tasted it, and found it good!
And that is why your Cousin May
Fell through the parlor floor today.


La termite
Una qualche termite primordiale bussò il legno,
lo assaggiò, lo trovò degno.
Ecco perché la cugina May, un giorno patetico,
cadde attraverso il pavimento del centro estetico.


Celery
Celery, raw,
Develops the jaw.
But celery, stewed,
Is more quietly chewed.

Il sedano
Il sedano, com’è in natura,
sviluppa la dentatura.
Ma il sedano, stufato,
è più comodamente masticato.


The chipmunk
My friends all know that I am shy,
But the chipmunk is twice and shy and I.
He moves with flickering indecision
Like stripes across the television.
He’s like the shadow of a cloud,
Or Emily Dickinson read aloud.

Lo scoiattolo
Tutti i miei amici sanno che sono titubante,
ma lo scoiattolo lo è due volte tante.
Si muove con tremolante indecisione,
come le strisce attraverso la televisione.
È come l’ombra di una nuvola veloce,
o Emily Dickinson letta ad alta voce.


The centipede
I objurgate the centipede,
A bug we do not really need.
At sleepy-time he beats a path
Straight to the bedroom or the bath.
You always wallop where he’s not,
Or, if he is, he makes a spot.


Il millepiedi
Il millepiedi proprio non mi va,
un artropode di cui non c’è necessità.
Durante la notte va diretto
al bagno o in camera da letto.
Lo spiaccichi sempre dove non si trova,
o, se lo becchi, fa una patacca nuova.


The cuckoo
Cuckoos lead Bohemian lives
They fail as husbands and as wives
Therefore they cynically disparage
Everybody else’s marriage.


Il cuculo
I cuculi conducono vite scapigliate,
falliscono come membri di coppie sposate,
perciò denigrano cinicamente
i matrimoni di tutta l’altra gente.


The duck
Behold the duck,
It does not cluck.
A cluck it lacks,
It quacks.
It is specially fond
Of a puddle or pond.
When it dines or sups,
It bottoms ups.

L’anatra
Osserva l’anatroccolo,
non fa un chioccolo,
non schiamazza,
starnazza.
Gli piace in modo particolare
una pozza dove sguazzare.
Se mangia o deve bere,
alza il sedere.


The hunter
The hunter crouches in his blind
‘Neath camouflage of every kind
And conjures up a quacking noise
To lend allure to his decoys.
This grown-up man, with pluck and luck,
Is hoping to outwit a duck.


Il cacciatore
Il cacciatore nascosto si acquatta
dietro camuffamenti d’ogni fatta
e invoca uno starnazzare
perché le sue esche vuol attivare.
Quest’uomo cresciuto, con fortuna e coraggio,
vuol essere più furbo di un germano selvaggio.


Crossing the border
Senescence begins
And middle age ends
The day your descendents
Outnumber your friends.


Passare il confine
Incomincia la senescenza
e la maturità se ne va via
quando la tua discendenza
è più numerosa della tua compagnia.


On middle age
Middle age is when you've met so many people
That every new person you meet reminds you of someone else.

Aforisma sulla mezza età
La mezza età è quando hai conosciuto così tanta gente
che per ogni nuova persona incontrata un’altra ti viene in mente.


The Cobra
The cobra's mouth is filled with venom,
He walks upon his duodenum.
He who attempts to tease a cobra
Is soon a sadder he, and sobra.

Il cobra
La bocca del cobra è piena di veleno,
lui cammina sopra il suo duodeno.
La persona che prova a infastidire un cobra
diventa presto più triste, e più sobria.


The Abominable Snowman
I’ve never seen an abominable snowman,
I’m hoping not to see one,
I’m also hoping, if I do,
That it will be a wee one.


L’abominevole uomo delle nevi
Uno yeti non ho mai incontrato,
e spero che di vederlo non mi sia dato.
Spero almeno, se così vorrà il destino,
che sia uno yeti piccino piccino.


The Octopus
Tell me, O Octopus, I begs
Is those things arms, or is they legs?
I marvel at thee, Octopus;
If I were thou, I'd call me Us.

La piovra
Scusa, piovra, se te lo chiedo in faccia:
sono quelle cose gambe o braccia?
Piovra, una cosa mi meraviglia poi:
se fossi in Te, mi chiamerei Noi.


The Ostrich
The ostrich roams the great Sahara.
Its mouth is wide, its neck is narra.
It has such long and lofty legs,
I'm glad it sits to lay its eggs.

Lo struzzo
Per il grande Sahara lo struzzo è peregrino.
La sua bocca è larga, il collo è piccolino.
Gambe così lunghe e altere si ritrova
che mi piace se siede a deporre le sue uova.


Untitled
Enter, breath; Breath, slip out;
Blood, be channeled,
And wind about.
O, blessed breath and blood which strive
To keep this body of mine alive!
O gallant breath and blood
Which choose
To wage the battle
They must lose.

Senza titolo
Entra, respiro;
respiro, sguscia fuori.
Sangue, scorri in giro
e ossigena i pori.
Oh, beati sangue e respiro, in lotta accanita
per tener questo mio corpo in vita!
Oh, prodi sangue e respirazione
che hanno scelto cocciuti
di combattere una tenzone
in cui saranno battuti.


The Germ
A mighty creature is the germ,
Though smaller than the pachyderm.
His customary dwelling place
Is deep within the human race.
His childish pride he often pleases
By giving people strange diseases.
Do you, my poppet, feel infirm?
You probably contain a germ.

Il bacillo
Una potente creatura è il bacillo,
sebbene più piccolo del mandrillo.
La sua abituale dimora
è nel profondo delle umane interiora.
Il suo infantile orgoglio spesso viene fuori
causando alla gente strani dolori
Bambino mio, ti senti come brillo?
Probabilmente hai dentro un bacillo.


The Cantaloupe
One cantaloupe is ripe and lush,
Another’s green, another’s mush.
I’d buy a lot more cantaloupe
If I possessed a fluoroscope.

Il melone
Un melone è maturo e gustoso,
un altro è verde, un terzo è melmoso.
Comprerei molto più melone
con un fluoroscopio a disposizione.


The Kitten
The trouble with a kitten is
THAT:
eventually it becomes a
CAT.

Il micino
Il problema con un micino è questo
FATTO:
inevitabilmente lui diventa un
GATTO.


On His Children
Be it a girl, or one of the boys,
It is scarlet all over its avoirdupois,
It is red, it is boiled; could the obstetrician
Have possibly been a lobstertrician?


Il figlio
Sia una femminuccia o un maschietto,
è tutto scarlatto l’angioletto.
È rosso, è bollito: e se l’ostetrico
fosse stato un aragostetrico?


The Lama
The one-L lama, he's a priest,
The two-L llama, he's a beast
And I would bet a silk pajama

There isn't any three-L lllama.

Il lama
Con una L il lama è uno spirituale,
con due L il llama è un animale
e scommetto il mio nuovo pigiama
che con tre L non esiste un lllama.


The ancient bride
An elderly bride of Port Jervis
Was quite understandably nervis.
Since her apple-cheeked groom,
With three wives in the tomb,
Kept insuring her during the service.

La vecchia sposa
Un’anziana sposa di Santa Teresa
era abbastanza comprensibilmente tesa.
Così il suo sposo di guancia rossa,
con già tre mogli nella fossa,
continuò a incoraggiarla a entrare in chiesa.


The cow
The cow is of the bovine ilk;
One end is moo, the other, milk.

La mucca
Proviene la mucca da bovine schiatte;
da un lato è mu, dall’altro latte.

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